« E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato riguardo al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio » (1Gv 5,5-13).
C’è qualcosa di misterioso in questo passo: chi sono questi tre testimoni? Prima ancora: che cosa devono testimoniare? Il senso di questa testimonianza, se leggiamo con attenzione tutta la lettera, non è poi così difficile: i tre testimoni devono attestare che Gesù è veramente il Figlio di Dio. Il problema è costituito piuttosto dall’acqua e dal sangue. Giovanni non dà nessuna spiegazione, il che presuppone che il senso di questa espressione fosse ovvio per il lettore.
Andiamo allora a dare un’occhiata al vangelo di Giovanni dove troviamo un’espressione simile: « […] uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate » (Gv 19,34-35). Qui «sangue e acqua» significano chiaramente la morte di Gesù e il frutto di questa morte. Rimane però la domanda: qual è il significato di sangue e acqua?.
Certamente significano che Gesù è veramente morto. Il fatto della morte vera di Gesù non è un dettaglio, sappiamo infatti che questo costituisce il vero punto di differenza con l’Islam, nel Corano è scritto che gli infedeli sbagliano: « […] per aver detto “Abbiamo ucciso il Cristo, Gesù il figlio di Maria, messaggero di Allah” mentre non lo hanno né ucciso né crocifisso. Bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a lui [oppure: Ma così parve loro].» (Sura IV versetto 157). Sangue ed acqua non significano però solo la morte vera e reale del Figlio di Dio, ma dicono qualcosa di fondamentale sui frutti di questa morte.
Se si tratta di una morte vera e non finta essa deve avere un significato, cioè deve essere avvenuta per uno scopo. Acqua richiama il battesimo di Gesù a cui è connesso il dono dello Spirito (cfr. Gv 1,26.31.33; 3,5; 4,7-15; 7,37-39) e sangue significa il dono del suo corpo (Gv 6,53-56). Si capisce allora perché, mentre nel Vangelo troviamo «sangue ed acqua», qui diventano «acqua e sangue».
La morte di Gesù (sangue) ci procura il dono dello Spirito (acqua). Il dono dello Spirito (acqua) ci ottiene di partecipare alla morte di Gesù (sangue). « Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione » (Rm 6,5).
Il Santo del giorno: Sant’Igino, Papa