« Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene”. Agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore. Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra ». (Sal 16)
Il salmo esprime la voce di qualcuno che proclama – contro ogni deviazione – la sua fede in Dio. Secondo Eugenio Zolli in questo salmo c’è dell’ironia, rarissima nell’Antico Testamento ma presente proprio qui (I salmi, Viola, Milano 1953, pp. 28-34). I “santi”, i “potenti”, sono nominati con ironia.
A loro va solo un onore fittizio, perché l’onore è solo per Dio. La morte e la risurrezione sono nelle mani di Dio e di Dio solo. Questa è la ragione per cui san Pietro (At 2,25-32) e san Paolo (At 13,35.37) vedono nel salmo 16 la glorificazione di Gesù.
Il Santo del giorno: San Pascasio Radberto, abate