« In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato » (Gv 13,16-20).
Queste parole di Gesù vengono immediatamente dopo il gesto della lavanda dei piedi. Lui, che è il Maestro e il Signore ha compiuto un gesto che normalmente era compito del più umile della casa. Un gesto da servitore, da schiavo. Questo gesto prefigura quello che Gesù compirà sulla Croce. Si lascerà trattare come un colpevole, come un maledetto, come un rifiuto della società.
È per debolezza, per costrizione, che ciò avverrà? No! Lui vuole liberamente questo. Lo ha previsto e lo vuole. Il suo è un atto di amore, « avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine » (13,1), quindi un atto di libertà. Compiendolo non cessa di essere il Maestro e il Signore. In questo atto di amore misericordioso si manifesta anzi il sommo della sua onnipotenza.
Lasciandosi apparentemente sconfiggere dal male, in realtà manifesta in pienezza la sua potenza divina e fagocita il male nelle spire del suo essere divino infinito e onnipotente: « Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono ». Chi si umilia e muore in croce? « Io sono » (cfr. Es 3,14).
Il Santo del giorno: Santa Domitilla, martire