« “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto » (Gv 14,21-26).
Paràclito (παράκλητος) è un termine del linguaggio giuridico che significava letteralmente “chiamato vicino”, cui l’equivalente latino è l’ad-vocatus, cioè “avvocato”, inteso come “difensore” o “soccorritore” e, per estensione, “consolatore”. Il contesto in cui si usa questo termine nei testi profani greco-romani è quello del processo, e indica “colui che sta al lato dell’accusato” per difenderlo.
La presenza nuova di Gesù risorto sarà una presenza “spirituale”. Dobbiamo stare molto attenti a non capire male questa espressione. Presenza spirituale non vuol dire affatto presenza vaga, fumosa, astratta e soggettiva, ma esattamente il contrario. Mediante la presenza dello Spirito Santo, Gesù è saldamente presente nella nostra vita e con lui e attraverso di lui è presente il Padre. Capire questo è capire l’essenziale.
Il cristiano “maturo” è quello per cui Gesù non è un personaggio lontano della storia, non è un quadro appeso al muro, ma una presenza concreta nella sua vita, a partire dal suo cuore (intelligenza, volontà, affetti e libertà).
Il Santo del giorno: San Ignazio da Láconi, frate cappuccino