« […] adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito » (1Pt 3,15-18).
Ogni predicazione, ogni esortazione, anche lo stesso “fare teologia”, o “apologetica” è in fondo una consolazione. Dobbiamo infatti essere sempre pronti « a rispondere a chiunque [ci] domandi ragione della speranza che è in [noi] », letteralmente pronti “all’apologetica [pros apologían]” di questa stessa speranza. Una apologetica che è fatta di testimonianza e anche di ragioni.
Non è per caso che “Vangelo” significhi “buona notizia” e che la consolazione assuma spesso nel paganesimo i tratti opposti della disperazione: « Non ero, fui; ero, non sono: tutto qui » (antico epigramma greco). Quando nelle lettere paoline troviamo la parola “esortare” e sinonimi non dobbiamo pensare ad una predica fatta di “sgridate”, ma ad una “consolazione” nel senso che abbiamo descritto, perché il verbo greco usato e il significato sono gli stessi. « […] chi esorta si dedichi all’esortazione » (Rm 12,8).
« […] vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria » (1Tess 2,12). « […] annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina » (2Ti 4,2). Dicendo “consolazione” non dobbiamo neppure pensare ovviamente a qualcosa di superficiale e sdolcinato, per le stesse ragioni.
Non è con discorsi mielosi che si consola veramente (cfr. Pr 25,16 e 27), ma con un parlare che scaturisce dal cuore, in cui verità e amore vanno sempre insieme. A volte il modo migliore di consolare è tacere, pronunciando la parola decisiva: la nostra presenza caritatevole…
Il Santo del giorno: San Pasquale Baylon, religioso