« Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: “Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?”. Ma Gesù disse loro: “Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi”. Essi discutevano fra loro dicendo: “Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?”. Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: “Non lo sappiamo”. E Gesù disse loro: “Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose” » (Mc 11,27-33).
Il problema centrale costituito dalla persona di Gesù, per gli scribi, i farisei e i sacerdoti è quello della sua autorità. Con quale autorità fa quello che fa? Rimette i peccati (2,1-3,6); entra nel Tempio e si comporta come se ne fosse il padrone (11,15-17). Ora la domanda si fa esplicita e diretta: « Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle? ».
Marco insinua come la situazione sia piena di ironia: coloro che hanno solo un’autorità delegata, chiedono ragione del suo comportamento al suo detentore principale, a Colui che è la sorgente di ogni autorità in cielo e in terra (Mt 28,18)! La risposta di Gesù è completamente nello stile dei rabbini (e di Socrate!): una contro-domanda.
La domanda su Giovanni il Battista coinvolge tutto il profetismo di Israele, perché lui è l’ultimo dei profeti e li rappresenta tutti. È come se Gesù dicesse: “Voi mi chiedete conto della mia autorità, che è evidente per le opere che compio. Talmente evidente che gli umili e i semplici la riconoscono senza difficoltà (Mc 1,22.27).
Dite di accogliere l’autorità di Mosè e dei Profeti. Fatevi allora un esame di coscienza e vedete se questa autorità, che per voi è relegata nel passato, la sapete riconoscere oggi, nel momento in cui è davanti a voi, nella persona di Giovanni il Battista, e nella mia persona”.
Un esame di coscienza che dovremmo fare anche noi tutti i giorni, perché Gesù è vivo e la sua Chiesa è viva. Adesso. Concludo facendo un po’ di ironia anch’io. Ci sono molte persone che propugnano nella società e nella Chiesa più disciplina, più rigore e più obbedienza.
Bisogna obbedire subito, incondizionatamente, senza esitazione… ad una piccola, insignificante e marginale condizione: purché ad obbedire non debba essere io… Discutono sulle condizioni rigorose dell’infallibilità del Papa, quando in fondo in fondo è tutto molto semplice: il Papa è infallibile quando – e solo quando – la pensa come me…
Il Santo del giorno: San Giustino, martire