« In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?”. Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. […]. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. […]. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda » (Mt 18,1-5.10.12-14).
Gesù non ci chiede di diventare bambini nel senso di cadere nell’ “infantilismo”: « non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, ma quanto a giudizi, comportatevi da uomini maturi » (1Cor 14,20).
Il bambino è certamente “immaturo”, non sa, ma però è tutto pervaso da un irresistibile desiderio di sapere. « […] quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto » (1Cor 13, 10-12; cfr. anche 1Pt 2, 2).
Una caratteristica del bambino spesso fastidiosa per l’adulto è proprio questo suo impertinente desiderio di sapere che si traduce in continue domande, che sono per lo più domande “difficili” e quindi imbarazzanti.
Il bambino smette di fare domande solo quando ha perso fiducia nell’adulto, a causa del suo cattivo esempio. Il bambino è piccolo, ma desidera crescere. Un bambino che vuole rimanere tale ha dei problemi: in lui l’infantilismo è diventato “patologico”.
Chi rimane in questo stato si sottopone a tanti gravi pericoli, rischia cioè di diventare come: « […] fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore » (Ef 4,14).
C’è però una semplicità, una ingenuità, una umiltà che devono rimanere anche nell’adulto, nel vecchio e nell’intellettuale e solo se rimangono costituiscono il presupposto di una fede vera. « Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli » (Lc 10, 21; Mt 11, 25).
IL SANTO DEL GIORNO: SANTA CHIARA