« Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi . L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi » (1Cor 15,20-27a).
Nell’Iliade i re sono detti “pastori di popoli”. Ma questo non succedeva solo nella Grecia arcaica, perché anche presso i Sumeri e gli Assiro-Babilonesi i re si definivano pastori.
Si tratta ovviamente di un re che “pasce” i suoi sudditi, che si prende cura in modo particolare dei deboli, che esercita la sua regalità non come un mercenario, per trarre il maggior vantaggio possibile dai suoi sudditi, ma come qualcuno che tratta le pecore come qualcosa di suo e quindi da esse è riamato e seguito.
Se qualcuna di esse si perde la va a cercare, se si ferisce la cura, se viene il lupo non le abbandona. Il “pastore” Gesù prende però dei tratti misteriosi quando leggiamo che viene ucciso… « Insorgi, spada, contro il mio pastore, contro colui che è mio compagno. Oracolo del Signore degli eserciti. Percuoti il pastore e sia disperso il gregge […] » (Zc 13,7).
Il Re-Pastore muore per le sue pecore e proprio così le “pasce”, le conduce cioè al pascolo di salvezza e consolazione. La salvezza realizzata da questo Re-Pastore è stupefacente: fa partecipare chi è così salvato alla sua stessa vittoria. « È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi », chi accoglie il regno di Gesù sperimenta la sua stessa potenza.
IL SANTO DEL GIORNO: SANTO STEFANO, RE D’UNGHERIA