« Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare lutto e un tempo per danzare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via. Un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica? Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine » (Qo 3,1-11).
Il saggio riflette sul susseguirsi del tempo. Il tempo passa secondo dei ritmi che si susseguono sempre uguali. Mi sveglio al mattino, mi faccio la barba (se sono un maschio), mi trucco (se sono una donna), poi di corsa al lavoro. Porto i bambini a scuola, li vado a riprendere. Faccio la spesa, preparo da mangiare. Sparecchio, lavo. Faccio la lavatrice e stiro. Vado a riprendere la macchina dal meccanico. Torno a casa stanco/a. Un po’ di Tv o di Computer e poi a letto… Mi sveglio al mattino, mi faccio la barba… Che senso ha tutto ciò?
Il saggio del Qoelet sa che il senso c’è. Esso è in Dio. Ma come l’uomo può trovarlo? Esiste un tempo diverso, unico, significativo? Un tempo che dà significato a tutto il tempo, attorno il quale si possono raggruppare e riordinare tutti i suoi ritmi? San Paolo ci dice di essere « redentori del tempo », cioè di sottrarlo alla schiavitù della ripetitività senza senso, approfittando del tempo « significativo » [ἐξαγοραζόμενοι τὸν καιρόν (Ef 5,16; Col 4,5)].
Esistono infatti due tipi di tempo: il tempo “cronologico” (χρόνος), quello misurato dall’orologio, che si ripete sempre uguale e che è un susseguirsi di secondi, di minuti, di ore, di giorni, di anni, di secoli, di ere… E un tempo unico, speciale, significativo, che mi porge una opportunità ricca di senso che può dar valore a tutto, se è accolta (καιρός).
Dove lo trovo questo tempo speciale? Come faccio a produrlo? Esso c’è già, ed è a nostra disposizione: è il Signore Gesù che con la sua venuta, con la sua vita, con il suo amore infinito che si è concretizzato sulla Croce, con la sua resurrezione, offre a ciascuno di noi la possibilità di redimere il tempo. La preghiera è il luogo abituale in cui il mio povero tempo senza senso incontra, nell’amore di Cristo, l’eternità.
Mi sveglio, prego, mi faccio la barba/mi trucco…
Il Santo del giorno: San Cleofa, discepolo di Gesù