« Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui » (Mc 1,14-20).
Gesù si è appena fatto battezzare da Giovanni con « un battesimo di conversione per il perdono dei peccati » (Mc 1,4). Si è cioè fatto interamente solidale con gli uomini peccatori ed immediatamente lo Spirito, che è sceso su di lui, lo spinge verso le conseguenze di questa sua decisione, che lo condurranno fino alla croce.
Adamo ed Eva erano stati scacciati dal giardino (cfr. Gn 3,24) e Gesù è sospinto nel deserto che circonda il Mar Morto dove rimarrà quaranta giorni, il periodo della prova di Israele (quarant’anni). Gesù rivive la prova di Israele nel deserto, ma come un figlio obbediente che rimane fedele in tutto e per tutto.
Il deserto è descritto nella Bibbia come il regno delle forze del male, simbolizzate dagli animali da preda che vi pullulano (Lv 16,10; Is 35,7-9; Ez 34,25) e anche, paradossalmente, come il luogo in cui, separati dal chiasso e dalle insidie del mondo, si può godere di una intimità speciale con il Signore.
Nel deserto Gesù affronta la stessa decisione che fu quella di Adamo ed Eva nel giardino (Gen 3,1-6) e del popolo di Israele nel deserto, diversamente da loro (Es 15,25; 16,4) scaccia ogni tentazione e rimane fermo nel suo proposito di obbedire al Padre. Gesù entra deliberatamente nel territorio del Diavolo per incominciare la sua battaglia con lui.
Vuole combattere, ma non lo fa con la sua mano destra divina, con il fulmine della sua Luce eterna. Tiene legata la destra e combatte solo con la sinistra armata della sua debolezza di uomo (così commenta san Lorenzo da Brindisi).