« Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità. Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di avarizia » (Ef 4,10-19).
Anche l’autore della lettera agli Ebrei, un fedelissimo discepolo di san Paolo, si muove in questo ambito: « I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia » (Eb 13,4-5); « Non vi sia nessun fornicatore, o profanatore, come Esaù che, in cambio di una sola pietanza, vendette la sua primogenitura » (12,16).
L’avaro è chiamato profanatore e avvicinato ad Esaù che, per un piatto di lenticchie, vende la primogenitura. L’avaro infatti per la cupidigia delle cose di questo mondo disprezza le realtà eterne ed è quindi un profanatore della sua vocazione ad essere “figlio di Dio”.
È una questione che può apparire sottile, ma è di grande importanza. Lussuria e avarizia sono strettamente legate: dietro ad entrambe di loro c’è il desiderio del possesso per sé, il desiderio di avere potere sul piacere e sul denaro. È quello che Tolkien chiamerà “l’anello del potere”. Un anello che rende schiavi e infelici.
Rende degli spettri. La felicità, che tutti cerchiamo, la si trova solo nel dono. È qualcosa che trovi solo se non la cerchi per te stesso, ma per gli altri.
Il Santo del giorno: San Prosdocimo di Padova Protovescovo