« Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: “In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere” » (Lc 21,1-4).
L’episodio dell’offerta della povera vedova ci ricorda che quello che conta non sono le “dimensioni” del dono, ma la nostra volontà di donare a Dio tutto quello che abbiamo da lui. Tutto ciò che abbiamo – ma proprio tutto! – è un dono di Dio:
« Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto?» (1Cor 4,7). Se è un dono tale deve rimanere, arricchito però della nostra libertà se noi, a nostra volta, lo doniamo.
Sant’Ignazio di Loyola aveva ben compreso che nella nostra libertà sta quello che abbiamo di più “nostro”. È anch’essa un dono, ma un dono vero e reale, non un’illusione.
Dio ci ha fatto il dono di essere liberi. Se allora noi – liberamente! – facciamo a Dio il dono della nostra libertà, per quanto piccola, fragile e condizionata essa sia, gli doniamo tutto.
Non qualcosa di superfluo, ma proprio tutto. Così facendo rimaniamo nella logica del dono che noi stessi siamo, nella logica della “grazia” e dell’amore.
«Accetta, Signore, tutta la mia libertà. Prendi la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà. Tutto quello che ho e che possiedo tu me lo hai dato: a te tutto io rendo. È tutto tuo, fanne quello che vuoi. Dammi solo l’amore di te e la tua grazia, perché questa mi basta» (Esercizi Spirituali, n. 234).
Così facendo viviamo concretamente l’insegnamento che Gesù ci ha trasmesso lodando il gesto della povera vedova; i nostri due soldini, gettati nel tesoro della volontà di Dio, pur tintinnando poveramente, possono fare un rumore immenso!
Il Santo del giorno: San Colombano Abate