« E vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l’ira di Dio. Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell’Agnello: “Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente; giuste e vere le tue vie, Re delle genti! O Signore, chi non temerà e non darà gloria al tuo nome? Poiché tu solo sei santo, e tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi furono manifestati” » (Ap 15,1-4).
Nell’esperienza dell’uomo l’arrabbiarsi è sempre inevitabilmente collegato con il perdere l’uso di ragione. Rabbia e ragionevolezza normalmente di contrappongono e si escludono l’un l’altro. In Dio evidentemente le cose sono differenti.
Il Dio che “si arrabbia” è sempre lo stesso Dio che ha creato il cielo e la terra con misura e ragione. L’ira di Dio ha evidentemente un altro significato. La mentalità corrente – quella in cui tutti siamo immersi – ci spinge a considerare cattivo chi mette un limite, piuttosto che quello che lo supera.
Se riflettiamo bene però ci accorgiamo che il limite, la misura, è il presupposto necessario dell’ordine e della proporzione senza le quali nulla di bello può esistere. Il limite, la proporzione sono il necessario presupposto dell’esistenza concreta e della bellezza.
L’ira di Dio è allora semplicemente l’indispensabile corollario dell’intervento di Dio nella vita e nella storia. L’infinita misericordia di Gesù e il suo amore onnipotente consistono nell’accogliere con riconoscenza “l’ira di Dio”.
Accogliendo il limite tutto ridiventa “normale”, cioè secondo la norma, e da brutto torna ad essere bello, come Dio l’ha voluto e lo vuole. Se crediamo veramente in Gesù accettiamo di identificarci con lui, di vivere una vita come la sua, e “l’ira di Dio” non ci farà più paura.
Il Santo del giorno: Santa Caterina d’Alessandria Martire