« A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie” » (Mt 11,16-19).
Chi è questa generazione incredula? Siamo noi. Se la Chiesa ci invita al pentimento e alla confessione troviamo che è esagerato: la proposta implica una visione cupa e triste della vita.
Se parla di gioia, di cambiamento, di vita nuova sta coltivando illusioni e nutre la gente con l’oppio di un misticismo a buon mercato… Troppo negativo… Troppo positivo…
Per accogliere Gesù nella fede bisogna avere il coraggio di ammettere i nostri errori e di lasciarci cambiare da Lui. Avere il desiderio di cambiare e – quindi – decidere di lasciarci cambiare! Cambiare è una faccenda seria: vuol dire morire (lamento funebre) al peccato e rinascere alla vita nuova di Gesù (danza di nozze).
Il Vangelo è gioia, ma non una gioia superficiale e quindi falsa. È la gioia di un cambiamento che non è opera nostra, ma che deve avvenire in noi e quindi con il nostro consenso.
Come in un matrimonio, in cui l’amore è offerto e accolto. Altrimenti sarebbe uno stupro. Doloroso e gioioso, difficile e facile: è il paradosso del mistero della vita e dell’amore sacrificato, che è l’unico autentico ed efficace.
Difficile (anzi impossibile) per la nostra autosufficienza, facile per una fede umile, viva e colma di fiducioso abbandono…
Il Santo del giorno: San Damaso I Papa