«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo » (Mt 10,17-22).
Se c’è una cosa che colpisce nei racconti evangelici è la richiesta avanzata da Gesù di essere amato. Se riflettiamo attentamente sui termini di questo amore, non solo colpisce, ma stupisce e sconcerta.
L’amore preteso da Gesù appare – da un punto di vista strettamente umano – veramente “esagerato”. «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). A conclusione della prima lettera ai Corinti, troviamo questa espressione veramente molto forte: «Se qualcuno non ama il Signore, sia anàtema!» (1Cor 16,11).
Amare il Signore Gesù allora non è un ornamento, un’aggiunta “sentimentale” al contenuto ideale veramente importante: è qualcosa che si situa al centro della nostra fede. Gli uomini in genere si accontentano di essere amati da quei pochi che appartengono alla loro cerchia e che sono loro contemporanei. Degli estranei, che non sono parenti o comunque a loro in qualche modo legati – per non parlare di tutti gli uomini passati, presenti e futuri – non importa in genere un gran che. Non gli interessa di essere amati da loro.
All’uomo interessa certamente l’amore – si può anzi dire che è la cosa che per lui vale di più, che lo voglia ammettere o no – ma gli interessa l’amore delle persone che… gli interessano. Gesù vuole l’amore di tutti: «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32); «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9).
Lo pone come condizione per seguirlo e lo intende come un dono radicale della propria vita: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,24-25).
Questo amore che Gesù innanzitutto dona – mediante la Croce e la Resurrezione – e poi chiede è totale. In questa luce non ci stupiamo più che un san Paolo abbia concluso in modo così drastico la sua lettera, che san Francesco sentisse fisicamente la dolcezza sulle labbra ogni volta che pronunciava il nome di Gesù, che a un san Filippo Neri l’amore di Cristo abbia invaso così prepotentemente il cuore da rompergli due costole…
Non ci possiamo neppure stupire che ad un tale amore corrisponda presso gli uomini malvagi un odio altrettanto “esagerato” e assolutamente immotivato per Gesù e la sua Chiesa. Una vera e propria Cristofobia…
Al fatale rischio di questo odio, chi ama veramente il Signore, si sottopone coraggiosamente: è la vicenda dei martiri e dei perseguitati di ieri e di oggi…
Il Santo del giorno: Santo Stefano Primo martire