In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Giovanni 1,29-34).
Giovanni non ha annunciato una salvezza futura come Isaia. Ha puntato il dito verso una persona in carne e ossa e ha gridato: “Eccolo! È lui!”. In un altro momento ha gridato: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (Gv 1,26).
Questa è la nuova profezia, la profezia del Nuovo Testamento. Essa consiste nell’aiutare le persone ad accorgersi che Gesù di Nazareth esiste, che è risorto ed è vivo, che c’è per chiunque si rivolge a lui con fede. Dire questo con la testimonianza personale, spiegando – quando l’occasione si presenta – perché si frequenta la Santa Messa, perché si è tornati in chiesa dopo una lontananza di anni, come si è sperimentata la presenza di Gesù in un’occasione di grande sofferenza o di grande gioia, nella morte di una persona cara o nella nascita di un figlio.
Le parole muovono, ma gli esempi e la testimonianza personale trascinano. L’Eucarestia che celebriamo tutti i giorni raccoglie tutto l’insegnamento cristiano in unità. Al momento della comunione saluteremo anche oggi Gesù con le parole con cui Giovanni Battista lo presentò quel giorno al mondo: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».