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Il pensiero del giorno

26 Gennaio 2024 - Autore: Don Giuseppe Zanghì


In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”» (Luca 10,1-9).


Gesù prende la decisione di avviare alla missione non solo i Dodici, ma anche i settantadue discepoli, mentre s’incammina verso Gerusalemme dopo essere stato respinto dai Samaritani. Il rifiuto di costoro e quello successivo dei capi, al quale va consapevolmente incontro nella Città Santa, neanche minimamente impediscono a Gesù il Sacrifico dell’Amore, del dono di sé, per instaurare il Regno del suo Cuore in tutti coloro che lo accetteranno. 

Nonostante una troppo frequente, superficiale, opinione contraria, Gesù afferma chiaramente che «la messe è abbondante». Il problema è, piuttosto, che «sono pochi gli operai», di fronte alla vasta opera da impiegare per la cura e la raccolta della messe stessa. Sia localmente, sia universalmente, bisogna prendersi cura, innanzitutto morale e spirituale, di tutte le persone nel contesto in cui vivono. 

Non è detto che tutti accettino. Comunque, nella casa dove ci sarà una persona di buona volontà che accetterà la pace della salvezza di Cristo, a lui annunciata, là bisognerà operare per il consolidamento dell’Amore del suo Cuore, e da lì, come da un quartiere generale, ripartire per continuare la cura e la raccolta della messe sempre abbondante. 

Certamente bisogna sapere sin da subito che la partita non sarà facilitata dai lupi, che naturalmente susciteranno qualche problema. Sarà il loro mestiere! Comunque, le armi idonee per neutralizzarli non saranno i potenti mezzi materiali. Lo saranno invece la sobrietà della vita degli operai e la loro fiducia nella Provvidenza, che non verrà mai meno.

Altri avvisi e accorgimenti sono stati dati dal Signore, e lui non cesserà di fornirli all’occorrenza. Ma, soprattutto, bisogna prestare costantemente attenzione alla prima indicazione offerta da Gesù per l’efficacia della missione: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Come puntualmente invita a fare il Vicario di Cristo, Papa Francesco, in continuità con i suoi predecessori, la Chiesa fa bene, nella congiuntura attuale di un mondo di tantissimi feriti, abbandonati per terra dai briganti che li hanno assaliti e derubati, a raccoglierli e curarli, specialmente con la carità della preghiera. 

L’umanità contemporanea è spinta a cadere nell’abisso dell’illusione della felicità senza Dio. Moltissimi vi cadono e, da soli, invano arrancano per uscirne. La messe da curare e raccogliere per il Regno eterno della vera felicità del Paradiso abbonda continuamente. Allora ci mettiamo all’opera volentieri, con Gesù e Maria, formando élites irraggianti, cenacoli, equipe, laboratori, ambienti umani, di uomini e donne, ragazzi e giovani, adulti e anziani, attenti a unire la fede e la vita e a trasmettere memoria e identità. 

Tutti, innanzitutto, c’impegniamo a pregare, già nell’adorazione eucaristica, affinché non manchino, a vario titolo, veri benefattori sociali, ossia gli operai della restaurazione culturale e spirituale, morale e civile, perché tutti possiamo riprendere spontaneamente il cammino verso il Cielo.

Santi Timoteo e Tito Vescovi

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