Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. (Lc 6,6-11)
“Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?” (6,9). La scena si svolge nella sinagoga di Cafarnao. La domanda di Gesù chiama in causa tutti i presenti ma in particolare interpella coloro che si considerano i custodi della tradizione. Lo Shabbat è il cuore della religiosità ebraica, appartiene ai comandamenti che Dio ha consegnato a Mosè: “Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro” (Es 20, 9-10). La sosta da ogni attività ha un valore teologico, manifesta la fede nella sovranità di Dio, dal quale viene tutto ciò che abbiamo e al quale tutto resta sottomesso.
Ma in che modo, cioè: come, riposando, l’uomo può rendere lode a Dio? La domanda cade nel vuoto o forse Gesù non attende alcuna risposta. Il gesto di guarigione che egli compie in favore dell’uomo che aveva la mano paralizzata è la sua risposta. In questo modo egli reinterpreta la Legge antica che regolamentava il modo di riposarsi: tutto ciò che manifesta o accresce la dignità dell’uomo rende gloria a Dio! Colui che ha creato l’uomo a sua immagine gioisce quando vede che la creatura ritrova la sua dignità e realizza se stessa. L’uomo che Gesù guarisce non era gravato da una malattia grave, anzi possiamo pensare che il suo handicap era in qualche modo compatibile con l’esistenza. E tuttavia, quella patologia gli impedisce di lavorare e di realizzarsi in tutta la sua pienezza. La guarigione gli restituisce la sua dignità di uomo vivente, autentico riposo, che rende gloria a Dio.