In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». (Lc 19,41-44)
Il vangelo di Giovanni ci aiuta a capire meglio il motivo della distruzione di Gerusalemme: “Pilato disse ai giudei: ‘Ecco il vostro re!’. Ma quelli gridarono: ‘Via, via, crocifiggilo!’. Disse loro Pilato: ‘Metterò in croce il vostro re?’. Risposero i sommi sacerdoti: ‘Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare’. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso” (Gv 19,14-16). La dichiarazione pubblica e solenne dei sommi sacerdoti manifesta senza equivoci il rifiuto di Dio e del suo Cristo come re e salvatore d’Israele, e la scelta di Cesare come loro re e salvatore. E il nuovo signore di Israele, l’imperatore di Roma, ha agito secondo la logica di tutti i potenti di questo mondo, distruggendo e massacrando il popolo ribelle. Sono gli eserciti dell’impero romano che hanno distrutto Gerusalemme, non Dio. Le potenze del male sono tenute lontane dalla protezione di Dio. Il giorno in cui allontaniamo Dio dalla nostra vita, esse si comportano come le belve quando cacciamo via il domatore che le teneva debitamente a bada: ci sbranano. E non perché sono state aizzate contro di noi dal domatore indispettito e vendicativo, ma perché questa è la loro condotta naturale di belve. Quando rifiutiamo il regno di Dio, cadiamo immediatamente sotto il potere del demonio, che “è stato omicida fin da principio” (Gv 8,44).