In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Matteo 16,13-19).
L’uomo che vuole essere un concreto realizzatore di progetti umani – culturali, tecnologici e economici – può conservare sempre nel cuore una passione operosa per la giustizia e per una migliore distribuzione della fatica e della ricchezza. L’uomo di tutte la età può tener viva e forte la tensione verso la verità eterna che libera e che salva. L’uomo può restare fino alla fine un innamorato della bellezza, la quale, dovunque si trovi, è sempre annuncio ed epifania dello splendore di Dio. L’uomo vero, integro, che non accetta il suo avanzare nella vita come un succedersi di mutilazioni, è l’uomo che, anche quando è preso dai problemi del lavoro, dell’economia, della tecnica, rimane sempre arruolato, secondo la sua personale vocazione, sotto le bandiere della solidarietà, teso nella ricerca del Regno di Dio e dei suoi valori, tutto dedito al culto di ciò che è bello e buono.
Questo modo pieno di essere persone umane non è possibile per chi limita il suo sguardo all’ambito terrestre. Non è possibile alla persona che si ponga soltanto alla scuola dell’uomo. Per essere integralmente uomo deve essere “più che uomo”. Per dare compimento alla nostra natura umana non possiamo accontentarci dei magisteri soltanto umani che… ancora un po’ e saranno polvere. Dobbiamo metterci alla scuola di qualcuno che è, sì, uomo come noi, ma al contempo è più grande dell’uomo. Per salvare l’uomo che c’è in noi, dobbiamo arrivare a conoscere vitalmente Gesù Cristo, secondo il magistero di Pietro. Solo allora possiamo rispondere agli interrogativi che ci stanno a cuore.