In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Luca 6,36-38).
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». Pochi versetti prima, il Vangelo dà la misura pratica e morale di questa misericordia: «Amate i vostri nemici» (Luca 6,27). È impossibile pensare a una morale più esigente di questa. A confrontarsi con essa, c’è da rimanere atterriti e scoraggiati, ed esclamare, come fecero gli Apostoli in un’altra occasione: «E chi può essere salvato?» (Lc 18,26).
Gesù, però, non porta solamente una legge. Una legge mette a nudo il tuo peccato, con la debolezza che vi sta alla base, e ti lascia solo con i tuoi problemi. Lui, invece, porta quello Spirito che ti fa vedere la bruttezza del peccato, la tristezza di chi lo commette e una grande esortazione che ti muove verso la virtù opposta. Questo è il punto da cui partire per capire la pagina del Vangelo odierna, con i suoi grandi precetti. Essi non sono la condizione per poterci accostare a Dio… ma la conseguenza del fatto che Dio si è accostato a noi!
Mandando suo Figlio, Dio ha realizzato qualcosa di nuovo e grande: rendere comprensibile e possibile che un uomo perdoni, dimentichi, ami tutti, scusi tutti, non giudichi nessuno, non chieda vendetta. Persegua la giustizia, irrealizzabile senza la carità; preghi per il malvagio – anche perché nella maggior parte dei casi non si può fare altro – senza scadere nell’ira, senza odio e con disposizione al perdono. È la santa esperienza di ogni battezzato: prima del nostro intervento, Dio ha già ascoltato la preghiera misericordiosa e ha già posto mano all’aratro per dissodare il terreno arido di chi fa del male. Dio è il primo che non sopporta che un battezzato, suo consacrato, triboli troppo.