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Il pensiero del giorno

17 Aprile 2024 - Autore: Don Giuseppe Zanghì



In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni 6,35-40).


Gesù sa benissimo che noi, esseri umani, abbiamo bisogno di relazioni personali e personalizzanti, ma tendiamo a ridurle semplicisticamente alla loro funzionalità materiale, più o meno gratificante ed edificante. Egli però è consapevole di essere stato inviato dal Padre per compiere il nostro desiderio di felicità, facendoci partecipi della sua stessa vita di Figlio di Dio fatto uomo, totalmente immerso nella relazione filiale dell’eterno Amore, felicità senza fine. Il suo desiderio è dunque che noi impostiamo il nostro rapporto con lui in modo autenticamente personale, cominciando a conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita per poi goderlo pienamente nell’altra in Paradiso.

Per questo Gesù continua a insegnarci, come un tempo ai suoi interlocutori di Cafarnao, che il rapporto con lui è veramente personale e non può essere inteso, come erroneamente ritenevano Nicodemo (cfr. Gv 3,3-6), la Samaritana (cfr. Gv 4,10-15) e anche i personaggi ai quali si rivolge nel brano evangelico di oggi, come se si trattasse rispettivamente di rinascita fisica o di assunzione di acqua e pane nel senso materiale, riduttivo.

Nella Bibbia troviamo tutta una letteratura che fa riferimento al pane quotidiano del dolore e della gioia, per l’abbondanza della grazia e delle benedizioni di Dio; del pane dell’offerta di gratitudine nella preghiera e del pane della parola di Dio, del pane della Sapienza e del pane del banchetto escatologico prefigurato dal pane dato alle folle con la moltiplicazione dei pani, che Gesù stesso indica come profezia del pane vero che viene dal cielo, che è egli medesimo, pane della vita eterna, da chiedere quotidianamente.

Lo sappiamo: Gesù ha disposto che l’acqua, per il conferimento del Battesimo, e il pane e il vino fossero i necessari elementi naturali per avere la vita nuova in lui e per alimentarla con l’Eucaristia, sacramento del sacrificio del suo amore. Essi sono dunque, per suo stesso volere e mandato, segni efficaci della sua vera e reale presenza, nei quali agisce Egli stesso, servendosi di ogni suo ministro ecclesiale. Così, Gesù santifica ciascuno dei credenti in lui edificando la nuova umanità dei suoi fratelli e figli del Padre che, grazie a lui, sono abilitati a vivere la comunione dell’amore, come Chiesa, immagine della famiglia trinitaria, comunità della nuova ed eterna alleanza, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.

Questo rinnovamento universale nasce unicamente dalla fede in Gesù Cristo e non si insisterà mai abbastanza sulla necessità di credere in lui e di nutrirsi del pane che è il suo vero Corpo per avere la pienezza della vita. Non si tratta dunque di ricevere i sacramenti come “cose sacre”, bensì di celebrare ogni volta un incontro nuovo e personale con il Salvatore Gesù, che contagia felicemente la nostra umanità comunicandoci l’amore perfetto della sua santa umanità.

Proprio questo è il motivo della sua accorata, dolce e chiara insistenza, ad accoglierlo volentieri e senza timore. Ci confida, per così dire, con il cuore nelle mani, che desidera compiere il nostro bene conformemente alla volontà salvifica universale del Padre. Tutti siamo stati voluti da Dio Padre nella prospettiva del Figlio. Questi ci rivela che il Padre suo ci ha affidati a lui suo Figlio, che ha l’unico obiettivo di non perdere nessuno, ma di donare a chi crede di lui la vita eterna, con la risurrezione nell’ultimo giorno.

Sant’Innocenzo di Tortona Vescovo

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