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Il pensiero del giorno

18 Aprile 2024 - Autore: Don Giuseppe Zanghì



In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Giovanni 6,44-51).


L’evangelista Giovanni continua a presentare il discorso di Cafarnao, in cui Gesù, dopo aver affermato di essere venuto per dare il pane della vita eterna e aver invitato tutti a credere in lui, si rivela dichiarando di essere proprio egli stesso il pane di vita, il pane vivo disceso dal cielo.

Da questa sua autorivelazione Gesù fa scaturire due insegnamenti facilmente accessibili già agli ebrei, suoi immediati interlocutori. Innanzitutto bisogna porre attenzione al progetto di Dio Padre, la cui volontà è che tutti credano nel Figlio suo. Se uno ascolta veramente il Padre e impara da lui, sente interiormente la sua attrazione a credere in Gesù, come avevano affermato i profeti preannunciando i tempi in cui i figli di Gerusalemme sarebbero stati discepoli del Signore (cfr. Is 54,13), allorché Dio avrebbe stabilito la nuova ed eterna alleanza facendo conoscere a tutti interiormente la sua volontà (cfr. Ger 31,33-34). L’attrazione del Padre ha, nell’ascolto e nell’istruzione interiore, una specifica connotazione cristologica, che apre alla fede nella rivelazione del Padre in Cristo.

Così ben preparati, tutti possiamo accogliere l’altro insegnamento, con cui Gesù contrappone la manna del deserto al pane disceso dal cielo. La prima è il pane che lascia nella morte, il secondo è quello che la sconfigge, essendo il pane della vita eterna, la stessa carne di Cristo per la vita del mondo, l’Eucaristia. Ormai, come già avevano annunciato i profeti, viviamo nei tempi ultimi in cui possiamo conoscere Dio non più “per sentito dire”, bensì per esperienza personale, interiormente ammaestrati da Gesù nella pratica della vita sacramentale ecclesiale. Possiamo finalmente conoscere Dio che in Gesù assume figura umana. Gesù, pane disceso dal cielo, mette in comunione con Dio ogni uomo che crede in lui, poiché lo rende partecipe della sua unica relazione filiale con il Padre, comunicandogli la vita divina della SS. Trinità.

Così, non facciamo alcuna distinzione fra Gesù pane-persona e Gesù pane eucaristico. Piuttosto affermiamo che, secondo la fede della Chiesa, nell’Eucaristia c’è lo stesso Gesù Cristo che è glorioso in cielo e che nacque in terra da Maria Vergine. Egli è presente in ogni Santa Messa e nel SS. sacramento dell’altare, sacramento del sacrificio dell’amore di Cristo per la salvezza e la redenzione del mondo.

Dunque è cosa ottima e utilissima che i fedeli in Cristo, come insegna la Chiesa con il suo perenne Magistero, innanzitutto partecipino al Santo Sacrificio eucaristico, a partire dalla Santa Messa domenicale attesa e ben preparata, che ricevano anche la Santa Comunione mangiando le sacre specie, l’Eucaristia, che, con le apparenze del pane e del vino, è realmente corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo per il nutrimento delle anime, e che si impegnino poi ad adorare Gesù, SS. Sacramento, restando in amorevole colloquio con lui per ringraziarlo e per chiedergli ancora di voler elargire le sue grazie per sé e per i propri cari, per la Chiesa e per il mondo intero.

Infatti, come insegnava papa san Paolo VI (1963-1978), citando sant’Agostino (354-430), il culto eucaristico suscita nell’animo anche l’amore sociale. E qui tornano alla mente le parole dell’attualissima preghiera insegnata dall’angelo ai pastorelli di Fatima in preparazione alle apparizioni della Madonna: «Trinità santissima, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso, e per i meriti del suo santissimo Cuore e del Cuore immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori».

Sant’Eusebio di Fano Vescovo

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