In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 15,9-11).
Il cuore umano ha sete di gioia, ne è intrinsecamente strutturato. Gesù ci ha rivelato l’abbondante sorgente della gioia: l’unità, la comunione con Dio per mezzo del Salvatore stesso, nello Spirito Santo. Il tema della gioia è tipico del Vangelo di Luca. È il Vangelo del Magnificat di Maria, delle folle che gioiscono per le guarigioni che Gesù compie (13,17), della gioia del grande peccatore che era Zaccheo, quando riceve in casa sua colui che, passando, lo ha chiamato e convinto del perdono e della conversione.
È innegabile che la gioia è la divisa del cristiano. È il fiore dell’amore, esprime vita sovrabbondante, pienezza, consolazione e beatitudine. È la manifestazione della luce dell’anima, libera da ogni attaccamento disordinato e preoccupazione del mondo, in quanto riposa nella pace di Dio. La gioia non appartiene prima al singolo cristiano e solo secondariamente diviene caratteristica della Chiesa, bensì nasce proprio nel rapporto d’amore che s’intesse fra i credenti in Cristo, innestato sull’amore di Dio. Perciò la gioia cristiana è come una scia, segue fedelmente chi non la ricerca come un ghiottone spirituale; appena ti fermi per contemplarla e afferrarla, subito sparisce. Si può dire, anzi, che il modo più sicuro per essere infelici è di cercare la felicità, in quanto la si vuole possedere per goderla in un intimo compiacimento: essa invece abita l’anima e cresce soltanto se è donata.
È vero: dobbiamo condividere i dolori con chi soffre, ma normalmente siamo nella gioia, che è il fiore aperto dell’amore, è il sorriso dell’amore di Dio sul mondo. Partecipiamo alla passione di Cristo e sperimentiamo anche la potenza della sua risurrezione. Ben sappiamo che non c’è gioia cristiana senza dolore, ordinato alla salvezza e amato.