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Il pensiero del giorno

16 Maggio 2024 - Autore: Don Andrea Nizzoli



In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Giovanni 17,20-26).


«Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io». Il segreto del cuore di un cristiano si svela in questo brano, pronunciato poche ore prima della passione. Può essere considerato un testamento spirituale, che anticipa le sette meravigliose parole in croce di Gesù. Qui Gesù ci insegna a guardare i cieli aperti per noi. «Ecco, contemplo i cieli aperti» (At 7,56): sono le parole di santo Stefano protomartire mentre veniva lapidato. Nessuna malvagità può essere così angusta da privarci di questo orizzonte. I cieli che Gesù desidera donarci sono più luminosi di qualunque sarabanda infernale.

Esiste un’invincibile via di fuga dentro al cuore di ogni credente. Anche a noi, qualche volta, accade di essere circondati da volti ostili, che esprimono malvagità, rifiuto, o semplicemente indifferenza e freddezza. Si tratta di tenere a disposizione un pezzo del cielo, uno spazio di sereno (ben stabile sulla roccia del cuore cristiano) su cui posare gli occhi, per non lasciaceli sporcare su quel terreno infame, e conservare la pace, la serenità, la gioia. In certi casi la tentazione di porsi sullo stesso piano degli avversari può essere seducente. Ma, lasciandosi catturare gli occhi, scendendo a quel livello, ci si ritrova a sprofondare nell’amarezza, nel disgusto, nello scoraggiamento. È importante avere la via libera e lo sguardo avvezzo a guardare quel pezzo di cielo azzurro che è un’ottima maniglia sempre afferrabile.

Le pietre e i chiodi fanno male… e le parole spesso ammaccano più dei sassi. Ma nessun colpo di cattiveria umana riuscirà mai ad abbattere l’intrepido sorriso di chi ha deciso di frequentare, pur rimanendo sulla terra, un “cielo aperto”.

Sant’Ubaldo di Gubbio Vescovo

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