Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Giovanni 19,31-37).
«Gesù ci ha conosciuti e amati, tutti e ciascuno, durante la sua vita, la sua agonia e la sua passione, e per ognuno di noi si è offerto: il Figlio di Dio “mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Ci ha amati tutti con un cuore umano. Per questo motivo, il sacro cuore di Gesù, trafitto a causa dei nostri peccati e per la nostra salvezza, “[…] è considerato il segno e simbolo principale (…) di quell’infinito amore, col quale il redentore divino incessantemente ama l’eterno Padre e tutti gli uomini”» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 478, che cita Papa Pio XII [1939-1958], Lettera enciclica Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, del 15 maggio 1956).
Il fianco squarciato di Gesù è sempre stato visto come il simbolo principale del battesimo e dell’eucarestia. Dalla sua morte scaturisce la sorgente che alimenta la vita sacramentale della Chiesa cattolica. Troviamo questo profetizzato in Ezechiele 47,1-12, dove si legge di un fiume con acque abbondanti e grandi quantità di alberi; le sue acque risanano tutto ciò che lambiscono, i frutti sugli alberi non cesseranno e matureranno ogni mese, perché le loro acque sgorgano dal santuario. La cristianità comprese che questo si è realizzato in Cristo. La sorgente di acqua viva è lui stesso.
Oltre a questo, il dono profetizzato è dolce come il miele: «Chi crede in me […] dal suo grembo scorreranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,38). Dal battesimo, conformandoci sempre più a Cristo, diveniamo luce per il mondo, sale per la terra e sorgenti di acqua viva. Nella Chiesa vi sono sempre più “persone di luce”. Mi sovvengono la Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo (1984-2012) e il Beato Carlo Acutis (1991-2006). Per loro è un gaudio consolare chiunque incontrano, affaticato e oppresso. Penso che tutti noi conosciamo persone che fanno l’effetto di una sorgente di acqua sorgiva che rinfresca e rinnova.
Dove c’è un gruppo umano che procede in stabilità e coerenza, che si propone francamente al prossimo, lì sempre troviamo qualche persona che è una sorgente, la quale sempre generosamente disseta chiunque gli si accosti. Colui che ci ha donato il battesimo ed è asceso al cielo ha lasciato noi con il suo Sacro Cuore, qui e ora, a dissetare chiunque passi sul nostro cammino.