In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. (Mt 11, 25-27)
Poco dopo aver pronunciato queste parole, mentre era a colloquio con i Dodici Gesù disse: “Beati gli occhi che vedono le cose che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete ma non lo videro” (Lc 10, 23ss). Le “cose” di cui parla Gesù rimangono nel segreto. Ciò che vi è di profondo è celato in questa espressione indefinita. Gesù non aveva ancora detto a nessuno, a viso aperto, di essere il Figlio di Dio. Non sarebbe stato accettato. Se lo avesse detto apertamente lo avrebbero condannato a morte come portatore di un sacrilegio. Le cose andarono proprio così innanzi a Caifa.
Questa è la ragione per cui si faceva chiamare “Figlio dell’uomo”. Ciò non toglie che dietro alla personalità di Gesù c’è veramente la figliolanza divina, unito al Padre per la stessa natura, quindi dello stesso Spirito, Dio da Dio, luce da luce. La pietra fondativa della predicazione che portarono gli apostoli nel mondo intero è la figliolanza divina del Signore Gesù. Allora Gesù si mette a parlare col Padre alla presenza degli apostoli. Dal modo confidenziale con cui si intrattiene con Dio, essi potranno intuire che fra loro due c’è un rapporto che possiamo definire familiare, ma comunque unico e irripetibile, che non conosce limiti di tempo. Gesù si rivolge a Dio chiamandolo “Abbà”, che in aramaico significa: babbo, papà.
Nessun oratore in Israele si sarebbe mai azzardato ad usare una simile maniera confidenzale. Quando vediamo un bimbo avvicinarsi a una persona molto autoritativa e altolocata, diciamo subito: è sicuramente suo figlio. È la conclusione che hanno tratto gli apostoli, alla fine del loro percorso. I giudei affermavano: “Egli chiama Dio suo padre, si fa perciò uguale a Dio” (Gv 5, 18). Il cristianesimo si differenzia da ogni altra cultura religiosa per questa coscienza chiara e assodata che ebbe il Cristo di essere Figlio di Dio.