In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».(Gv 6, 24-35)
Nella fede, il dubbio è nocivo quando è frutto di ignoranza e di pigrizia, quindi di poco zelo nella ricerca della verità. Peggio ancora quando si teme la verità. Conservo il dubbio per evitare di prendere una decisione, e così ho una scusa per rimandare e disimpegnarmi. Questo è veramente meschino!
Il dubbio non è colpevole quando ti assale, cioè quando lo subisci senza coltivarlo. In tal caso il dubbio non esclude la fede, ma la irrobustisce. Il vento, se non spegne la fiamma di una torcia, la rinforza. Fa parte della natura della fede essere esposta al dubbio. È quello che la rende più umana e più meritoria.
Tanti grandi santi hanno dovuto lottare contro dubbi e tentazioni sulla fede. Santa Teresina di Gesù Bambino sperimentò questa prova terribile che si chiama ”notte oscura della fede”. “Quando canto la felicità del cielo e il possesso eterno di Dio – diceva – non canto ciò che sento, ma ciò che voglio credere”. Voler credere è già credere. Spesso è l’unica forma di fede che dipende da noi.
Dio, che legge nel profondo, sa ben distinguere quando il dubbio è coltivato e quando invece è subito; quando è mancanza di fede e quando è solo una tentazione contro di essa. Non bisogna, solo per questo, astenersi dall’accostarsi alla Eucaristia. Fu proprio dal contatto con il Risorto, ponendo il dito tra le sue piaghe, che l’apostolo Tommaso poté superare i suoi dubbi e gridare: “Signore mio e mio Dio!” Quando non siamo pronti a recitare il Credo o a comunicarci al Santissimo Sacramento con la fermezza che vorremmo, non è il caso di rattristarci, ma di condividere le umili parole dell’uomo del Vangelo quando disse: “Credo Signore, ma tu aiuta la mia incredulità” (Mc 9, 23).
La festa del Corpus Domini nasce nel 1264, in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena, quando un sacerdote boemo si trovò in mano un’ostia di carne sanguinante. Ciò non fu per punire quel sacerdote che era stato assalito da terribili dubbi, ma per dare un grande ausilio a lui e a tutti noi.