In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». (Mt 25, 1-13)
Il dunque di questa parabola è la vigilanza, che significa: “avere il senso dell’attesa di Qualcuno”… più che di qualcosa. La parabola richiama gli usi palestinesi, perché le vergini di cui si parla erano le damigelle incaricate di formare il corteo nuziale; ma aggancia un altro problema molto sentito allora ed era la fede nella prima venuta di Cristo, cioè l’incarnazione. Ma esprimevano anche la fede nella seconda venuta di Cristo: la parusia (significa: presenza o divenire presenti). È un vocabolo usato abitualmente per indicare il ritorno di Gesù alla fine dei tempi. Tra la prima e la seconda venuta si colloca il tempo presente. Il tempo dell’attesa. Il tempo della Chiesa. Accadeva però che non erano pochi i fanatici convinti di dover accorciare questo tempo, fino quasi ad annullarlo. Questo elevato numero di impostori influenzavano le persone più labili del popolo, causando problemi sociali. Questa corrente culturale era detta: “apocalittica”, e aveva una forte influenza sul popolo. Quindi il vertice di questa parabola va centrato nel ritardo dello sposo. Gesù non ha mai dato indicazioni precise sulla data della fine del tempo. Il vangelo però afferma con decisione che ciò avverrà, ma prima vi saranno dei segni che però si perdono nella storia: movimenti di popoli, cataclismi, guerre, eventi grandiosi, la conversione del popolo ebraico. Il cristiano non ha bisogno di conoscere l’ora esatta. Potrebbe essere prima di quanto si possa prevedere umanamente. Ma forse anche ben più tardi di quanto si creda.
Gesù, più che stabilire una scadenza, esorta alla vigilanza. “Vegliate dunque, perché non sapete ne il giorno ne l’ora” (Mc 13, 33). La vigilanza è dettata dall’incertezza circa la data dell’arrivo del Signore. Ma il credente non è uno che viaggia col calendario in mano. Semmai tiene in mano una bussola.
Beato Alfredo Ildefonso Schuster, Cardinale Arcivescovo di Milano