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Il pensiero del giorno

16 Settembre 2025 - Autore: Don Andrea Nizzoli

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.


La compassione, che porta spesso a superare barriere culturali e religiose, è un sentimento di essenziale importanza, che rivela la chiamata alla fratellanza di tutto il genere umano. La compassione in Cristo non è mai sterile suggestione momentanea. Gesù affronta sempre il problema alla radice. Non si dice che Gesù risuscita il ragazzo per compiere chissà quale opera portentosa. Questa resurrezione ha lo scopo di rendere il figlio unico ad una povera madre vedova, che pensava di averlo perso per sempre. Consideriamo come, nell’Israele del tempo di Cristo, un grave scadimento morale della legge mosaica era di osservare una disgrazia come causata immancabilmente da un peccato personale. Per cui la condizione di una vedova era miserevole, non avendo più alcuno in casa che lavorasse e provvedesse al sostentamento: spesso era costretta ad una vita di stenti. Il figlio maschio poteva essere l’unica via di uscita da una emarginazione civile, per cui spesso le vedove erano osservate come donne maledette da Dio. 

L’incontro con Gesù diviene presagio dell’incontro con gli uomini, che devono divenire eterni e inseparabili per mezzo della risurrezione dei morti. Quel giorno, che sarà l’ultimo trionfo del Figlio dell’uomo, sarà anche il giorno dell’incontro universale fra gli uomini e il mondo. Tutti i vincoli umani si rinsalderanno, le madri saranno restituite ai figli, i figli alle madri, i mariti alle mogli, tutti a tutti. Di noi nulla andrà perduto. Alla fine del tempo risorgerà anche la nostra carne e ci si ritroverà tutti innanzi al volto del Padre.

Alla fine del mondo l’incontro sarà definitivo, anche se già in questa vita qualche volta percepiamo l’annuncio di quel grande avvenimento. I peccati spesso ci separano e ci allontanano uno dall’altro, e il contatto con Cristo è sacramento di riconciliazione. In ogni caso il risultato è incontrare di nuovo gli altri, gli affetti che avevamo perduto, perché spiritualmente siamo risuscitati a vita nuova.

SS. CORNELIO, PAPA E CIPRIANO, VESCOVO, MARTIRI













































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