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Il pensiero del giorno

15 Ottobre 2025 - Autore: Don Roberto Spataro

Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». (Lc 11,42-46).

Nostro Signore Gesù Cristo è un perfetto educatore. Sa quando è necessario rimproverare per smuovere le coscienze intorpidite nell’accettazione del male e convinte di essere nel bene. Farisei e dottori della legge, ossia devoti e teologi dell’antico giudaismo, erano abbarbicati a tradizioni in sé buone, senza, però, dare a esse un’anima: la giustizia e l’amore di Dio. Che cos’è la giustizia biblica? Essa non va confusa con la giustizia, virtù cardinale già apprezzata dai filosofi antichi e che consiste nel dare unicuique suum nel rispetto della legge naturale. La giustizia biblica è piuttosto “giustificazione”, azione di Dio nell’anima che purifica e trasforma e rende giusti, ossia buoni, gli uomini. Essa penetra nel cuore del cuore e abilita a praticare con convinzione e slancio i precetti divini. L’errore dei farisei e dei dottori della legge consisteva nel pensare che fosse sufficiente l’azione umana per essere buoni. Nostro Signore invece chiede di accettare umilmente la nostra condizione creaturale, debilitata dal peccato originale e dalle sue conseguenze, e di accogliere la Grazia che solo da Lui può venire per poter essere in grado di compiere ciò che Egli chiede per essere onesti e buoni, anzi, ancor di più, santi. Sant’Agostino ha sintetizzato magnificamente la teologia della grazia e del senso della giustizia biblica in questa sentenza: «Domine, da quod iubes, et iube quod vis», cioè, «Signore dammi ciò che tu comandi e comandami ciò che vuoi». Senza la grazia, quell’insopprimibile tendenza all’amor proprio che assume camaleonticamente mille configurazioni si ingigantisce e diventa ostentazione di sé e dei propri presunti meriti, attitudine disgustosa esemplificata nella ricerca dei primi posti da parte dei Farisei. Se ciò avvenisse anche a noi, il rimprovero del Signore sarebbe appropriato e salutare.

SANTA TERESA DI GESÙ, VERGINE, DOTTORE DELLA CHIESA, CARMELITANA SCALZA










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