Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:”Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,1-12a).
“(…). Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore. A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen” (Sequenza di Annunzio del giorno della Pasqua). Con la fede della Chiesa puntiamo costantemente la nostra attenzione su Gesù Cristo, il santo di Dio che santifica tutti noi credenti in lui facendoci diventare membra vive del suo stesso corpo, partecipi del Sacrificio dell’amore da lui compiuto con la sua morte e risurrezione. Solo il Figlio Unigenito del Padre, assumendo la natura umana e portandola come servo obbediente alla vittoria dell’amore con la sua crocifissione e risurrezione, ha potuto colmare l’infinita distanza fra la creatura e il Creatore assolutamente Santo, cioè Altro, Trascendente. In Gesù Cristo abita corporalmente la pienezza della divinità. Egli stesso è Dio con noi e, uniti a lui con l’obbedienza della fede, diventiamo partecipi della vita divina, ossia della comunione d’Amore della famiglia trinitaria, Padre, Figlio e Spirito Santo. Ora, in comunione con Cristo, abbiamo accesso alla santità di Dio dopo aver vinto tutti gli ostacoli e superato i limiti che ce lo impediscono.
Di questa verità, sin dall’inizio, i nostri fratelli in Cristo nelle varie comunità cristiane hanno avuto piena consapevolezza e non esitavano a denominarsi “i santi” (2 Cor 11,12; Rm 15, 26-31; Ef 3, 5-8; 4,12.) e la Chiesa stessa era chiamata “comunione dei santi”, come tuttora ricordiamo e professiamo nel Credo, affermazione che trae la sua origine dalla comunità eucaristica durante la quale i “santi” partecipavano alle “cose sante”, ai Sacramenti. Proprio nelle celebrazioni liturgico-sacramentali Dio Padre unisce alla sua santità i suoi figli che gli ubbidiscono nell’Amore verso di Lui e i fratelli, come già il suo stesso Figlio Gesù Cristo.
Ecco la Solennità odierna di Tutti i Santi, “una moltitudine immensa che nessuno poteva contare di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”, in piedi davanti al trono e all’Agnello in vesti candide, con palme tra le mani e proclamando a gran voce: «la salvezza appartiene al nostro Dio, seduto in trono, e all’Agnello»”. (Apocalisse 9-10). Oggi è la nostra festa di sinceri credenti in Cristo con i Santi già pervenuti alla gloria del Paradiso. Sol che abbiamo le vesti candide, ossia che siamo liberi da ogni peccato, e che portiamo tra le mani le palme della vittoria nel combattimento spirituale contro la carne il mondo e il maligno, secondo lo spirito delle Beatitudini.
