In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». (Lc 21,1-4)
L’episodio dell’elemosina della povera vedova raccoglie l’ultimo insegnamento di Gesù prima del solenne discorso sulla fine dei tempi e l’inizio della Settimana di Passione. Da ciò comprendiamo che esso ha avuto importanza nella sua catechesi ai discepoli che ne hanno trasmesso la memoria, una sorta di testamento spirituale. Anzitutto, cogliamo l’attenzione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nessuno sfugge al suo sguardo buono e comprensivo. Se l’elemosina della povera vedova non è registrata da nessuna proclamazione ufficiale, quel gesto umile e generoso è riconosciuto e apprezzato dal Signore: che bello sapere che ogni nostro pensiero buono, nascosto allo sguardo degli altri, ogni nostra azione caritatevole, compiuta nel nascondimento o nell’indifferenza altrui, ogni nostro silenzio virtuoso ricade sotto lo sguardo divino! Nel tesoro del tempio venivano depositate le offerte destinate alla cura del culto e alla solidarietà verso le categorie svantaggiate della società, soprattutto orfani e vedove. I poveri infatti aiutano i poveri. Non è importante l’entità dell’aiuto. Dalla notizia parallela del Vangelo di Marco, potremmo quantificare l’offerta della povera vedova in ca. 1,50 euro. È la totalità del dono che il Signore richiede e ricompensa. Infine, può essere utile ricordare l’interpretazione allegorica di Sant’Ambrogio, quella che egli apprese dai Padri greci, diretti eredi della Tradizione apostolica. L’allegoria, infatti, collega la Sacra Scrittura all’insieme delle verità della fede, secondo la cosiddetta “esegesi canonica”, raccomandata dal Concilio Vaticano II e praticata sublimemente da Benedetto XVI. «A livello di interpretazione mistica non è trascurabile questa donna che getta due monete di bronzo nel tesoro del tempio. È quella che, attingendo alla sua fede, ha offerto in sostegno agli uomini i due testamenti, ha unito la fede alla misericordia. Non esitare di gettare due monete nel tesoro del tempio, la pienezza della fede e della grazia».
