« Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”. Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà”. All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!”. L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. Poi il Signore Dio disse: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!”. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita » (Gn 3,9-24).
La storia della salvezza rivela immediatamente il suo carattere drammatico. Al centro sta una inimicizia e, strettamente collegata con questa inimicizia, la «Donna». Un mistero di iniquità è all’opera (cfr. 2 Tess 2,7) accanto al mistero della pietà (1 Tim 3,16).
La parola ebraica che è tradotta con “inimicizia”: אֵיבָה non significa una inimicizia qualunque, ma una inimicizia «abituale, implacabile e profonda, di quelle che […] non si soddisfano se non con lo spargimento di sangue (Nm 35,21-22; Ez 25,15; 35,5)» (Félix Asensio, S.J., Génesis, in Juan Leal, S.J. (a c. di), La Sagrada Escritura, vol I, Madrid: B.A.C., 1967, p. 51). «Si intende […] il fenomeno in cui una inimicizia non si dà solo in una determinata situazione, ma diventa una situazione stabile, un po’ come una istituzione» (Claus Westermann, Genesis, 1. Teilband. Genesis 1-11, Neukirchen-Vluyn: Neukirchener Verlag, 1983/3ª ed., p. 353).
L’Apocalisse ci mette davanti agli occhi uno scontro terribile, radicale, cosmico, “apocalittico”… Nello stesso tempo però, paradossalmente, proprio l’Apocalisse è uno scritto di consolazione, perché ci rivela che questa guerra è vinta! È già vinta! Vogliamo parteciparvi con coraggio, determinazione e senza paura?