« Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora egli li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. “E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. E disse loro: “Non comprendete ancora?” » (Mc 8,14-21).
Gesù parla di « cuore indurito » non più riferito ai Farisei, ma ai suoi stessi discepoli. La loro incomprensione è segnalata spesso, e cresce lentamente fino a raggiungere un punto critico (Mc 4,13.40-41; 6,52; 7,18; 8,4).
Con una differenza però: mentre la durezza dei Farisei sembra invincibile, la loro è disponibile al cambiamento. Il fatto che continuano a seguirlo, anche se sono continuamente scandalizzati da tanti suoi atteggiamenti, fa capire la loro volontà di abbandonare quella resistenza intima che impedisce la loro comprensione. L’esempio più bello di questo atteggiamento di incomprensione, di “durezza del cuore”, unito però ad una fiducia indefettibile nelle sue parole, la dà san Pietro quando, a Cafarnao, molti discepoli abbandonano Gesù scandalizzati dalle sue parole: « Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” […] Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” » (Gv 6,53-60.66-69). Gesù si paragona al pane con un realismo che diventa sconvolgente e che diventerà “chiaro” solo dopo la sua morte e resurrezione.
Pietro non capisce, perché nel suo cuore rimangono molte resistenze, ma alla domanda di Gesù, “volete andarvene anche voi?” risponde a nome dei Dodici, interpretando i loro sentimenti: Gesù, non ci capisco un’acca, ma una cosa so con certezza, tu soltanto hai parole di vita eterna e per questo continuo a seguirti.