In quel tempo i giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “ Come può costui darci la sua carne da mangiare? “ Gesù disse loro: “ in verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i vostri padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno “. Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.(Gv 6, 52 – 59)
L’ultimo atto della catechesi, dopo aver trattato del credo, dei dieci comandamenti, del Padre Nostro, un catecumeno ha gustato tutta l’intelligenza della fede, lo si accosta al grande mistero eucaristico a cui si crede non più ragionando ma adorando. Credere che Dio è uno e trino, non era intuibile alla mente umana, ma è così chiarificante del bisogno immenso di contatto col prossimo, e della insopportabile solitudine in cui ci cala il peccato che ci porta a perdere capacità di relazione. Dio è una compagnia perfetta, da cui “ Guai ai soli “. La sua incarnazione la predisse Platone anelando ad una zattera più robusta, che ci vorrebbe per il cuore dell’uomo, cioè un Dio che si mostra.
Ma che dopo essere morto in quel modo terribile che è la croce romana, diventasse pane per nutrirci è il momento massimo della fede e della vicinanza che Gesù desidera divenire tuo stesso sangue, tuo parente per la vita eterna. Porre due ginocchia a terra, per la persona umana è significativo solo innanzi a Dio. Finalmente possiamo adorare! al presente, in spirito anima e corpo, tutta la nostra persona diviene preghiera, mai così compatta come quando vai alla verità di Dio che desidera essere per te pane che ti assimila a lui. Non si può vivere senza adorare, senza poter ringraziare del dono della vita. Se non ti inginocchi davanti a Dio, finisci per prostrarti agli idoli del mondo come lo Stato, il denaro, i piaceri, che non ti tolgono quella nostra fame di eternità e non saziano quella voglia di vivere, tanto vera quanto massima nella Chiesa Cattolica, verso siamo tutti debitori.
Santi Giorgio, martire e Adalberto di Praga, Vescovo e martire