In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi» (Mc 10,28 – 31)
Esiste un atto di fede e di generosità, legato alla vita della tradizione della Chiesa, che è la preghiera del mattino. Gesù stesso la praticava con costanza inamovibile e affermava che tutto il bene che compiva durante la giornata era dovuto al Padre, che sempre ascoltava le sue richieste.
Certo, il mattino, cioè il tempo migliore della giornata, era per il Redentore la primizia offerta a Dio con generosità, ben sapendo che Nostro Signore è insuperabile in questa virtù. Sei stato prodigo verso Dio, dedicando del tempo a Lui? Osserva come evolve l’intera giornata, nell’abbondanza della Grazia. Alla sera giungiamo sempre ricchi di opere, concluse senza tribolazione eccessiva, e soprattutto interiormente saporose, come tutto ciò che è a Dio gradito e da Lui benedetto. Siamo ricompensati in mille modi. Quando meno ce lo aspettiamo, il nostro calice trabocca della munificenza del Cielo.
Pietro era un piccolo imprenditore della pesca, non lasciò una fortuna, ma certo distaccarsi da una buona situazione economica e familiare gli sarà comunque costato. Nella storia della Chiesa non mancano santi di grande generosità. Anticamente, tra le nobildonne romane che si convertirono a Cristo, ve ne furono alcune molto ricche, come Melania la Giovane. Era tra le più facoltose personalità dell’Impero romano e lasciò tutto ai poveri per divenire religiosa. Certamente non conta la quantità delle cose che lascio per seguire il Signore, quanto con che cuore vivo questa donazione. Dio ama chi dona con gioia, ma è sempre una gioia che passa per la croce. Donare richiede, infatti, sempre uno sforzo di umiltà. A volte siamo capaci di staccarci da grandi cose, ma che non ci sono di alcun interesse, mentre soffriamo il distacco da piccole abitudini quotidiane, o non sopportiamo una santa critica sul nostro modo di fare.
Il senso del distacco, nel Cristianesimo, è il raggiungimento della libertà dei figli di Dio. E’ noto l’esempio narrato da Sant’Alfonso Rodriguez: un uccello non può volare se è incatenato, ma così pure se è legato con un sottile filo. La nostra vita può essere appesantita anche da piccole cose, a cui leghiamo il cuore. Dio rende cento, mille volte, ciò che abbiamo dato per amor suo.
Sant’Ignazio di Loyola diceva che: «Dio è un cavaliere» e non si lascia umiliare ricevendo soltanto, senza regalare. I santi vivevano quotidianamente questa esperienza: erano generosissimi con Dio, offrendo sia denaro che tempo, sapendo che nulla andava perduto. Tutto sarebbe ritornato a loro moltiplicato.
A volte succede di perdere la salute improvvisamente, ma se ci riconciliamo con Dio, coscienti che questa è la sua volontà, anche questo dolore acquista un grande valore e Lui ci ricompensa sempre, soprattutto se si è fedeli nel portare la propria croce.