In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. (Mt 9, 18 – 26)
Il contatto umano avviene in vari modi, dalla semplice stretta di mano ai riti nuziali. La donna emorroissa è convinta che il solo contatto con Gesù possa avere un effetto taumaturgico.
Il grande Origene sosteneva che quest’episodio era simbolo dei primi approcci a Cristo mediante la Sacra Scrittura: quando leggiamo i Sacri testi, all’inizio non li comprendiamo, almeno non in senso spirituale. Decifriamo solo il senso esterno delle parole, in modo spesso superficiale. E’, quindi, come se toccassimo solo la veste di Cristo, ma già in questo si manifesta la forza divina del Salvatore, che ci accoglie per quanto sappiamo dare in quel momento della nostra fede. Rimane nascosto il senso profondo delle parole, ma la lettura trasmette tutta una sua sensibilità e inizia a santificarci. Poco alla volta, progressivamente, comprendiamo anche il senso recondito e così il contatto, che inizialmente era solo esterno, diviene un discorso sempre più intimo con Gesù. Cresce la sensazione di essere in dialogo con Qualcuno che ti conosce e sa di cosa hai bisogno ora. Questo accade anche nelle altre devozioni della vita ecclesiale, nelle quali tanti gesti, che sembrano inizialmente estemporanei, a poco a poco acquistano un senso interiore che ci mette in contatto diretto con il Figlio di Dio.
Gesù tocca la figlia del capo della sinagoga prendendola per mano e, così, la resuscita. Anche qui Origene vede un simbolismo. Nella lettura biblica, accediamo anche noi ad un contatto con Cristo, nascosto nelle parole. La vicinanza alla Sacra Scrittura porta sempre ad acquisire un senso interiore di vicinanza a Dio, mediante la dolcissima presenza dello Spirito di Gesù. Nella Messa, dopo la liturgia della Parola, arriva quella eucaristica. Il contatto con Gesù Eucaristia risuscita anche noi dai morti, assicurandoci l’immortalità. Accade quello che Gesù ha detto: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Il contatto con Cristo trasforma la morte in sonno: in questo brano è il sonni della figlia di Giairo, in un altro si parla di quello di Lazzaro (Gv 11,11). Come da un sogno ci risveglieremo per la vita eterna, quando Egli verrà nell’ultimo giorno a toccarci col Suo potere.