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Il pensiero del giorno

16 Luglio 2021 - Autore: Don Andrea Nizzoli

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato» (Mt 12,1 – 8).


Nel I sec. d.C. era palpabile una grande decadenza religiosa. La maggior parte degli israeliti non viveva più i comandamenti, che spesso non erano conosciuti, mentre i farisei assumevano lo stesso atteggiamento dei profeti, osservando scrupolosamente tutte le prescrizioni e i precetti della Legge, insegnati dai grandi rabbini. Da questo punto di vista, la loro riforma morale era apprezzata anche da Gesù, che infatti disse: «Non passerà neppure uno iota, cioè un piccolo segno sulle parole della legge», (Mt 5,18) e ancora: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15).

Scrive il grande padre della Chiesa san Basilio (329-79) riguardo ai Comandamenti: «Sono come le stelle che di notte guidano i marinai nella direzione giusta». Potremmo ora porci questa domanda: i Comandamenti hanno un valore assoluto? Secondo diversi filosofi dell’Antichità, l’ordine del cosmo è Dio stesso, tuttavia il Fato è altrettanto immutabile: anche le stelle e gli stessi dèi si sottomettono ad esso. Quindi, a maggior ragione l’uomo.

Nel pensiero giudeo-cristiano le cose non stanno affatto così. La Legge, che Dio donò a Mosè, non è superiore a tutto. Essa non è Dio. Essa è uno strumento, la cui osservanza fonda l’Alleanza tra Dio e gli uomini. E’ formata da parole di Dio: accettarla e condividerla, vuol dire cercare di capire cosa il Signore afferma e vuole dai suoi figli. Per questa priorità, nella Bibbia tante volte si pone in evidenza l’urgenza dell’amore verso Dio: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua mente e tutta la tua forza». La grande mancanza dei farisei è aver perduto l’amore verso Dio, finendo col deificare nei fatti uno strumento, cioè la Legge, di cui divennero idolatri. E’ a causa di questa deviazione che i sommi sacerdoti fecero crocifiggere Gesù, che era il senso pieno e compiuto della legge, l’amore stesso del Signore fattosi carne, non riconoscendovi il Messia.

Si può corrompere il proprio comportamento in mille modi, trasgredendo alla Legge. Nella Sacra Scrittura l’amore è norma suprema e onnicomprensiva: anche i due nuovi comandamenti che Gesù dona si fondano sull’amore verso Dio e verso il prossimo. Essi sono la sintesi del Decalogo, fondato sull’amore. E’ possibile, allora, infrangere i dieci Comandamenti “per amore”, visto che l’amore vale più di ogni altra legge, all’opposto di quanto dicevano i farisei? Tanti risponderebbero di sì, ma sappiamo bene che l’amore senza l’intelligenza di una retta morale degenera in spontaneismi immorali, come oggi possiamo tutti constatare con i nostri occhi.

L’amore verso Dio e, quindi, verso il prossimo sono inseparabili. E’ indispensabile, dunque, che il prossimo sia amato come Dio stesso ci ha mostrato in Gesù Cristo. Soltanto in questo modo si può dire che l’amore supera qualunque comandamento, se osserviamo tutto con gli occhi stessi di Dio.


Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

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