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Il pensiero del giorno

13 Ottobre 2021 - Autore: Don Andrea Nizzoli

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11,42 – 46)


Secondo la legge d’Israele, si era obbligati a pagare la decima, allo scopo di mantenere il Tempio con i suoi sacerdoti (Gn 28,22). Veniva pagata sulle primizie dei raccolti della terra, perché i primi raccolti sono generalmente migliori. Gli Ebrei, come i Babilonesi e gli Egiziani, offrivano il primo raccolto alla divinità. Secondo la legge del Levitico si pagavano le decime sul primo olio nella settimana pasquale (Lv 23,10ss) e il primo grano a Pentecoste (Lv 23,17). Successivamente compare la decima sul proprio guadagno, per il mantenimento del sacerdote. I farisei erano molto scrupolosi nel pagamento di questi tributi, ma vennero sonoramente sgridati da Gesù perché il denaro, per loro, era ormai un fine a sé stesso, mentre invece deve essere un simbolo dell’amore e della sincera devozione a Dio. Generalmente la gente in chiesa si mette a sedere negli angoli più nascosti. E’ un atteggiamento discutibile, perché un cristiano non si vergogna della sua fede. Gesù, però, ci invita a pregar di nascosto (Mt 6,18).

Sono due aspetti indispensabili. La preghiera liturgica è professione comune della fede del popolo e segno dell’unità della chiesa, ma la preghiera è colloquio con Dio, assai più intimo quando è privato. Il Concilio Vaticano II spiega questo ragionevole compromesso. La liturgia è preghiera accomunante e esprime l’unità dei valori di un sodalizio cattolico, ma questo aspetto sociale deve essere completato dalla sincera devozione, nel rapporto personale con Gesù. Ciò è indispensabile affinché le nostre preghiere non scadano in atteggiamenti farisaici. E’ molto rasserenante per un sacerdote essere salutato lungo le strade, in virtù dell’abito che indossa. Ma questo capita anche a dei santi laici, impegnati nella chiesa. E’ un saluto che supera la semplice presenza personale: in realtà è Gesù stesso che viene riconosciuto e salutato. E’ possibile accettare santamente lodi e saluti, mostrando vera umiltà, perché questa venerazione appartiene solo a Dio, autore del grande dono della fede. E’ come osservare una santa immagine, che vale per ciò che raffigura, non tanto per sé medesima. Così noi stessi, quando non ci attribuiamo i meriti di Dio ma le nostre buone opere sono notorie, siamo per chi ci incontra il profumo di Cristo, così che tutti possano ricordarsi di Dio.


San Romolo di Genova Vescovo

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