In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro (Mc 10,13-16)
Il bambino non contava niente anticamente, tanto è vero che la stessa parola “bambino” vuol dire schiavo. Il papà aveva diritto di vita e di morte. Era nulla e neanche la legge lo considerava. Non era tenuto a nessuna legge, quindi era “il” fuorilegge, quello che è il niente e non è accreditato di alcun valore. Il bambino è puro bisogno, non può vivere da solo, a differenza forse del pulcino, che subito si arrangia: vive se è accudito, altrimenti muore. Vive perché è amato. Ora, questa caratteristica di vivere se si è accolti e amati, è fondamentale per la nostra esistenza. Chi non è accolto non esiste, perché privo di relazione chiara con Dio e con il prossimo. E’ sempre inquieto, angosciato, tenta cose grandi per essere qualcuno, le pone a tutti i livelli. E’ il principio di tutti i mali non accettare il bambino, cioè il nostro bisogno di essere amati ed accettati con spontaneità. E’ ciò che ci fa come Dio – inteso come preminenza dell’essere Amore/Amante – ed è il bisogno fondamentale. Il bambino lo vive spontaneamente.
Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. Vi sono caratteristiche nella vita di un bambino che sono prese come esempio di virtù.In primo luogo, una di esse sta nella coscienza che il bambino ha di dover crescere.Quando muove i primi passi si alza in piedi, e durante tutta l’infanzia cerca di dimostrare di essere grande. Una cosa simile deve accadere anche nella vita spirituale. Gli autori discutevano come possiamo essere sicuri di avere la grazia di Dio.Nessuno ne può avere la certezza, anche se ci sono dei segni-spia. Secondo san Gregorio Magno,
un segno valido è il desiderio di progredire nella vita spirituale, di non fermarsi mai nella ricerca interiore. Dice san Gregorio che è una cosa simile a quando uno nuota in un fiume vorticoso. Se smette di nuotare è subito portato via dalle onde. Nella vita spirituale bisogna crescere sempre, perché per la grazia di Dio non c’è misura: essa è infinita.
Lo sperimentiamo ogni qual volta non seguiamo il nostro regolamento di vita di preghiera. Mai dismettere le opere di pietà quotidiane, che ci legano a Dio e al suo potente ausilio. Subito tutto diventa pesante e ostacolato, abbiamo un senso di vuoto e arretramento nella vita che solo la grazia di Dio, prontamente colma, chiede di porre in opera, riaccendendo la vita.