Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”. (Gv 10, 22-30)
Identità messianica: sei tu il Cristo!
La vita pubblica di Gesù si compie rispondendo a questa domanda. Tutta la storia d’Israele è messianica, piena d’attesa della grande promessa. Inoltre al tempo di Gesù c’è molta tensione politica e sociale, e fra il popolo cresce sempre più l’idea che quello è il periodo adatto per la venuta del Messia.
Ma come sarebbe stato il Messia? Forse un liberatore politico, sociale o nazionale? Gesù è consapevole che prima di dichiararsi apertamente come Messia deve chiarire il concetto di Messia, così come era stato promesso da Dio. Dice allora di essere Figlio del Padre. È una definizione che delude la gente, che si aspettava altro. Eppure è proprio questo titolo che dà senso all’evoluzione di tutta la storia messianica precedente. Dio ha scelto come figli i figli di Abramo, per essere come un padre per il popolo di Israele. Sembra solo una metafora, che però svela il senso profondo della paternità divina quando appare il Messia, vero Figlio del Padre. La storia d’Israele si riflette nella nostra vita. Anche la nostra vita raggiungerà il suo culmine quando comprenderemo pienamente che siamo figli del Padre.
Il Maestro rimprovera i giudei perché non credono, nonostante che le sue gesta eccezionali gli rendano testimonianza. Infatti egli compie le opere del Padre, che dovrebbero portare alla fede i giudei, perché manifestano chiaramente l’azione di Dio in Lui, la rivelazione del suo amore salvifico. Gesù porta le motivazioni profonde dell’incredulità dei giudei: “Voi non credete, perché non siete delle mie pecore”. I giudei sono esclusi dal gregge messianico per la loro incredulità colpevole, non mostrano alcuna apertura all’obbedienza della fede, precludendosi l’accesso a quella esperienza d’amore e di conoscenza profonda con l’inviato di Dio, che è venuto a comunicare la vita eterna ai credenti. Chi ascolta la sua voce gode già della sua amicizia, non può essere disperso o rapito perché partecipe dei doni messianici della salvezza. L’obbedienza a Dio è sempre liberatrice. Chi fa le opere di Dio diventa uomo più di prima e insieme figlio del Padre. (cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno e cfr A. Poppi – Sinossi dei quattro vangeli)