State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6, 1-6.16-18)
Questa pagina del vangelo ci permette di scoprire un aspetto essenziale della misericordia: l’elemosina. Può sembrare una cosa semplice fare l’elemosina, ma dobbiamo fare attenzione a non svuotare questo gesto del grande contenuto che possiede. Infatti, il termine “elemosina”, deriva dal greco e significa proprio “misericordia”. L’elemosina, quindi, dovrebbe portare con sé tutta la ricchezza della misericordia di Dio. E come la misericordia ha mille strade, mille modalità, così l’elemosina si esprime in tanti modi, per alleviare il disagio di quanti sono nel bisogno. Il dovere dell’elemosina è tanto antico quanto la Bibbia. Il sacrificio e l’elemosina erano due doveri a cui una persona religiosa
doveva attenersi. Ci sono pagine importanti nell’Antico Testamento, dove Dio esige un’attenzione particolare per i poveri che, di volta in volta, sono i nullatenenti, gli stranieri, gli orfani e le vedove. E nella Bibbia questo è un richiamo continuo: il bisognoso, la vedova, lo straniero, il forestiero, l’orfano…è un ritornello. Perché Dio vuole che il suo popolo guardi a questi nostri fratelli; anzi, dirò che sono proprio al centro del messaggio: lodare Dio con il sacrificio e lodare Dio con l’elemosina. Insieme all’obbligo di ricordarsi di loro viene data un’indicazione preziosa: “Dagli generosamente e, mentre gli doni, il tuo cuore non si rattristi” (Dt 15, 10). Ciò significa che la carità prevede un atteggiamento di gioia interiore. L’elemosina evangelica non è semplice filantropia: è piuttosto un’espressione concreta della carità, virtù teologale che esige l’interiore conversione all’amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo. Come non ringraziare Dio per tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, offrono nel segreto, come tante volte constatiamo nei bilanci parrocchiali.
Giungono tante offerte di cui ignoriamo la provenienza. Non cerca un riconoscimento umano per le opere di misericordia che compie, chi sa che Dio “vede nel segreto” e nel segreto ricompenserà. Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza della vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompenserà le nostre elemosine a dismisura. Nessuno supera Dio in generosità.
“Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo”. (Tb 4, 7-8)