“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. (Mt 11, 28-30)
Prendete il mio giogo
Esule è chi vuole fuggire dal giogo dei giorni. Eppure, se accettasse di portarlo con Cristo, diventerebbe più leggero, giacché ogni uomo nasce crocifisso. La casa per essere costruita richiede che il mattone venga sollevato, ogni cosa ben fatta richiede impegno.
Ma a Cristo domandiamo di fare di noi un sacrificio perenne, che con Lui diviene espansione e santo traffico dei nostri talenti, i quali non sono mai pienamente a frutto senza quel calice che Dio ha preparato per ognuno di noi.
L’uomo nasce con la sua croce da portare. Chi fa la croce predispone anche le spalle e nessuno lo eguaglia nell’arte delle proporzioni. Ogni persona è unica e irripetibile, come l’anima che la deve abbracciare quella croce. Persona che contatti, croce che trovi.
Quaggiù il solo punto fermo dell’uomo è la croce, al punto che capire il senso della tua vita è comprendere il senso di quella croce, cioè quella porzione di malvagità del mondo che ognuno è chiamato a sanare.
Gli autori spirituali danno quattro possibili ragioni per cui il giogo potrebbe non pesare più:
- La consapevolezza della propria forza, la fiducia di riuscire a portare quel peso, perché Cristo ci assicura che nessuno sarà provato oltre la sua forza.
- La coscienza che quel peso dobbiamo portarlo solo per un tratto di strada; la vita è breve, al confronto con l’eternità.
- La libera accettazione di quel peso per amore: se si ama qualcuno, si portano volentieri anche le sue pesanti valigie.
- Quando il peso si porta in due pesa di meno, e noi infatti portiamo il nostro giogo insieme a Cristo.
Quest’ultima presenza è il fatto determinante e salvifico: c’è sempre una ordinata fatica quotidiana, che ci fa sentire presenti a Gesù, di cui la sera è bello fare “Memoria ed Eucarestia”.