“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. (Gv 15, 1-8)
La vita cristiana non è costruita su energia e qualità sue proprie. È l’arte di lasciarsi salvare e poter dare tanto perché molto di più si è ricevuto. La vita si accoglie da Dio, e finché l’uomo cerca la vita in sé stesso getta le basi delle sue tragedie. Non si vive della propria fragile sostanza, ma della meravigliosa capacità che Dio ci ha donato di poter ricevere la vita da Lui. Ci sono pseudocristiani che passano il tempo a sbandierare le loro opere e vantare le loro virtù. Nascondendo disprezzo per gli altri e ansia per la propria immagine. Che consolazione quando si riceve la testimonianza di qualcuno che mostra un’opera di Dio, che sveli le sorprendenti vie della Providenza, che ci mostri la signoria di Cristo nella storia.
Può essere poco interessante ascoltare il racconto di quanto uno ha fatto di buono nella sua vita, ma se mi mostra l’ausilio che ha ricevuto da Dio, tutto assume l’orizzonte della misericordia del cielo, che può essere donata anche a ognuno di noi.
Gesù svela il segreto e la strategia del portare frutto: il Padre taglia ciò che è sterile e pota quel che porta frutto. Dio Padre ci cura con tagli e potature. Assecondare la sua opera è molto più importante che essere capaci di fare non so cosa. Abbiamo visto uomini e donne dotatissimi ma involuti in loro stessi, e abbiamo conosciuto persone fragili, difettose o malate, capaci di sbocciare in atti di abbandono che illuminavano il mondo. Accogliere la vita come Dio ce la dona è più fecondo di mille opere di produzione propria.
Ci sono persone grandiose svanite dalla memoria, e c’è una ragazza umile e povera che dice: “Avvenga per me secondo la tua parola”. E quanto è benedetto il frutto del suo seno!
(cfr don Fabio Rosini – Commento al Vangelo di Giovanni)