Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne ? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Gli domandarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?”. Rispose loro: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio”. Gli dissero i suoi discepoli: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. Egli rispose loro: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”. (Mt 19, 3-12)
Le unioni fra genitori e figlio e fra marito e moglie sono naturali, ma in queste relazioni c’è un duplice movimento. Il figlio nasce dall’intima unione tra la madre e il padre, ma con il tempo questa relazione s’indebolisce e il figlio ormai adulto abbandona il focolare familiare. Nel matrimonio avviene il processo contrario. Due persone che non si conoscevano, cominciano a frequentarsi e poi con amore a fondare una famiglia per mezzo di un vincolo che non si scioglierà più. Quando questo ritmo della natura non viene rispettato sorgono incomprensioni e discordie.
Non è sempre facile per una madre conciliarsi con il fatto che i figli adulti scelgano il loro cammino di vita, che non si può ostacolare. Ma potrà accettarlo se diventa consapevole che la sua maternità, ora che non ha più da nutrire ed educare i propri figli, può diventare una maternità spirituale. Soprattutto se prima di essere stata moglie e madre, fu ciò che la Bibbia chiede alle giovani spose, cioè di rappresentare la sapienza.
Precisamente: colei che è pronta a dare ferma risposta alle domande di un bimbo che appena ha facoltà di parola, domanda il senso profondo di tutto ciò che esiste, rivelando la fame di verità e di eternità del cuore umano che non può fare a meno del volto del Padre.
Allora sarà madre fisica e soprattutto dell’anima. Questa maternità sarà sempre educatrice per fascino e bellezza spirituale e permane anche verso i figli adulti e sposati.
La psicologia conferma che per l’equilibrio spirituale-affettivo della persona, sono fondativi i primi tre anni di vita, quando sembra che un bimbo sia incosciente ed è invece enormemente recettivo dall’animo dei genitori. A tre anni la struttura affettiva è già fortemente improntata.
Può e deve sempre più pregare per loro, imitando la Madre di Dio. Maria partorisce Cristo in modo fisico, poi è Madre del Cristo mistico e spiritualmente di tutta la Chiesa.