Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande”. (Lc 6, 43-49)
La roccia di cui si parla nel brano odierno è chiaramente Gesù Cristo stesso. Soffiarono i venti, strariparono i fiumi, cadde la pioggia sia sulla casa dei buoni che dei malvagi. Ma ben diverso è il modo in cui viene affrontata la tempesta. Accade di passare momenti veramente tempestosi, in occasione di malattie, o in momenti in cui i problemi si moltiplicano e siamo subissati dalla difficoltà del momento. Trovarsi solo e senza armi spirituali, senza l’ausilio della preghiera, comporta l’abbandonarsi a fughe di diverso genere, che non risolvono nulla e aggravano uno stato di disperazione.
In certi momenti veramente il cuore cede e la vita sembra velenosa e pesante. I problemi reali vengono così terribilmente accentuati dall’azione del maligno. D’altro canto, chi ricorre alla preghiera chiama in causa “il più forte”, smette di fare da sé – non risolverebbe nulla – quando ben sappiamo che l’anima dell’uomo ha bisogno di salvezza e da sola non può farcela. La preghiera è in tal caso terapeutica, perché pone in atto la promessa di Dio verso le creature: la volontà di Dio è sempre salvifica. Cosa poteva fare san Rocco nei lazzaretti degli appestati durante il Medioevo? Spazzare via con la certezza della fede e la preghiera, tutti quei moti spirituali ingovernabili umanamente, in cui proiettiamo il male nel futuro, ingigantendolo in mille modi.
Un nemico immaginario che non ha esistenza reale è invincibile. Così accade in certi momenti della vita dove le debolezze, le ignoranze umane creano un vuoto che sfrutta il maligno con sua azione di accecamento, asservimento e annientamento. In tal caso rivolgiti al tuo Salvatore e vai con Lui sul Calvario, restando vicino al Padre come Cristo nella passione. Come il buon ladrone puoi raccomandarti al Signore della croce e della vita eterna, dicendo: “Signore Gesù abbi pietà di me peccatore”. Così cessa la tempesta e vedi solo una croce che sai portare. Rubi il paradiso, come il buon ladrone e senti subito la solidità rocciosa del Salvatore. Gesù ama essere “borseggiato” da chi con ferma risoluzione, santamente violenta, si rivolge a Lui come peccatore che chiede salvezza.