In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: “Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere”. Egli rispose loro: “Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. (Lc 13, 31-35)
Erode ti vuole uccidere
Erode aveva davvero questa intenzione? Da un altro passo del vangelo sappiamo che Erode voleva piuttosto incontrare Gesù per vedere qualche suo miracolo (Lc 23, 8). Forse questa notizia l’avevano messa in giro i farisei, con lo scopo di spaventare Gesù, perché non entrasse in Giudea. Succede anche a noi: qualcuno cerca di spaventarci, riferisce cose terrificanti, che suonano minacce. Ma lo scopo è lo stesso: vuole indurci a lasciare il lavoro che facciamo, abbandonare il luogo dove stiamo. Nella letteratura monastica si parla di “sedere nella cella”, cioè restare ognuno al proprio posto. Anche alle persone spirituali ogni tanto viene la tentazione di abbandonare ciò che stanno facendo e andare altrove. Un cambiamento a volte può sembrare un sollievo, la vita migliore altrove, le persone più affettuose, piacevoli, simpatiche di quelle con cui abbiamo a che fare adesso, il clima più salutare, il cibo più buono. Contro tutte queste tentazioni bisogna difendersi, restare al proprio posto e approfondire piuttosto le relazioni che abbiamo cominciato. La Provvidenza ci aiuterà.
Che io vada per la mia strada
La tentazione di abbandonare il proprio posto assume spesso la forma di questo pensiero: oggi o domani posso reggere, ma non tutta la vita. Sant’Ignazio di Loyola rispondeva così ad uno che ragionava in questo modo: sei certo che domani sarai vivo? Sembra una risposta troppo ascetica ma è dettata da un sano realismo. I doveri di oggi ci sono più o meno chiari, ma il futuro è addirittura un mistero. L’esperienza ci ha mostrato già tante volte che quello che accade non è mai come lo abbiamo immaginato, in senso buono o cattivo. Nelle difficoltà ripetiamoci le parole di Cristo: oggi, domani e dopodomani seguiterò ad andare per la mia strada; che abbiamo già iniziato e vissuto da tanto tempo in santa pace, nel nome di Cristo. Solo in questo modo non ci lasceremo spaventare né dagli uomini né dalle nostre fantasie. Se Dio vuole cambiamenti, questi sono accompagnati da una bella compattezza e assenza di ansia.
(cfr. T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)