Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabola: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”. (Lc 15,1 – 10)
Il Signore ci rivela il volto del Padre in questo suo atteggiamento verso i farisei e gli scribi, veramente grande nella misericordia. È lo scopo precipuo del salvatore, del suo essersi incarnato e mostrato a noi: combattere il demonio e rivelare il volto di Dio Padre; far conoscere queste meravigliose verità, soprattutto ad un’umanità composta di figli smarriti, risorgere i nostri cuori e donarci la gioia di appartener a Lui. In questo è già insito il momento della riconciliazione, sempre possibile nel sacramento del confessionale, dove mai cesserà la speranza di essere perdonati e restituiti alla nostra dignità per abitare sempre nella casa del Padre, che è anche la nostra casa.
Il motivo delle tre parabole che Gesù ha narrato, dette “della misericordia”, era direttamente legato all’impatto negativo sugli scribi e farisei, che aveva il suo atteggiamento, per cui molto spesso sedeva a pranzo nelle case dei grandi peccatori in Israele. Si faceva un gran vociare di questa confidenza, verso uomini che secondo la legge erano impuri. Eppure Gesù non lo si era mai visto traviare dal suo stato di anima piena di grazia e verità. Con pazienza magnanima e con il linguaggio suo tipico, spiega che Dio non vuole che si perda nemmeno uno dei suoi figli e il suo animo trabocca di gioia, quando un peccatore rivede di cuore la sua condotta e riconosce il suo errore.
Siamo coerenti con l’amore che il Padre versa abbondantemente in noi, quando entriamo in sintonia con questo grande cuore ricco di misericordia e comprensione. Ci domanda di amare tutti, compresi i lontani e i nemici, imitando il Padre celeste che rispetta la libertà di ciascuno e attira tutti a sé, con la forza invincibile della serenità misteriosa che splende di bellezza nel presente santo, di ogni anima della chiesa cattolica. Questo è l’impatto convincente, che Gesù presenta a chiunque incontri nella sua strada ed è un grande invito alla sequela. Gesù è così “l’Ottimo Pastore”, che ricerca la pecora smarrita, ma soprattutto la attira a sé, mostrando la sua dolcissima vicinanza a Dio. (Lc 15, 1 – 10)