Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. (Mc 1,40-45)
La guarigione dalla malattia della lebbra, segno di impurità (Lv 13), era considerata una delle caratteristiche dell’epoca messianica secondo l’annuncio profetico (Is 35,8). Gesù conosce bene la legge mosaica, con tutte le norme in essa stabilite da adottare riguardo alla persona colpita dalla lebbra. Non si limita però semplicemente ad osservare la condizione del decorso della malattia per dichiararne il grado di avanzamento e dunque l’impurità del malato, oppure il fenomeno della sua stagnazione per stabilire l’eventuale presunzione di cessazione del male con l’introduzione del processo di purificazione a cura del sacerdote (Lv Ibid. e 14,1-32). Molto più semplicemente, il Salvatore guarisce immediatamente il lebbroso che lo invoca affidandosi alla sua amorevole compassione contenuta nelle sue stesse ormai reiterate parole “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò” (Mt 11,28). Non distoglie l’uomo, affetto dalla piaga della lebbra, dall’osservanza della giusta legge mosaica, raccomanda anzi di osservarla, anche se ormai non sarà essa a salvarlo in qualche modo, poiché è già stato da Lui guarito! Il miracolo della guarigione del lebbroso innanzitutto alimenta, a suo modo, la crescita della fede nella divinità di Gesù unico Salvatore dell’uomo che apre alla speranza nella felicità eterna del Paradiso ove il peccato scomparirà definitivamente dai salvati che godranno la beatitudine eterna senza le malattie e la morte.
Ma questa festa della comunione dei santi è frutto del perdono dei peccati, cioè della cancellazione di tutte le offese che, arrecate al Buon Dio, provocano poi, come la lebbra, la graduale corrosione della dignità umana. Il perdono di Gesù misericordioso è perciò il miracolo tutto spirituale e nello stesso tempo realissimo nell’esistenza del peccatore pentito che viene risanato dalla terribile corruzione determinata dalla lebbra della chiusura nell’illusoria autosufficienza di una mentalità falsamente umanistico scientifica. Nell’attuale società spinta alla secolarizzazione e connotata dalla desacralizzazione urge la presenza intelligente e significativa di cristiani che desiderano essere risanati e risanare dalla lebbra dell’autodemolizione della chiusura in sé stessi, grazie alla salutare pratica curativa della Confessione Comunione sacramentale in una rinnovata esperienza di vita eucaristico mariana che reintegra e rinnova la vita cristiana.